• Ultima modifica: Martedì 30 Ottobre 2018, 09:31:19.

Nato il 9 Giugno 1842 a Petescia, piccola terra dei Monti Sabini, entrato in Congregazione nel 1859, dopo avere per due anni (1878.1879) insegnato Apologetica e Sacra Eloquenza nel Collegio Alberoni, veniva dal Padre Antonio Fiat designato a Superiore di Montecitorio ove aveva passata la sua gioventù, e dove era noto per l'aurea sua bontà, per il gioviale suo carattere e per la, virtù vissuta: doti queste per le quali tornavagli facile insinuarsi negl’animi a rendere la regolarità dolce e soave; e per,le maniere espansive poteva rendere la Casa nostra utile alla Città di Roma specialmente al Clero.

Crisi terribili aveva sofferto la casa di Montecitorio, e le piaghe tuttora aperte anziché accennare a rimarginarsi, sanguinavano ancora, che il 1870 aveva dispersi i Missionari: nel 1886 vennero tolti i beni, che erano molti, e furono presto tolti due terzi di quella casa che già al tempo di Napoleone I era stata più che dimezzata: e nel fallimento - del Banco turco 1877-78 andaron perdute tutte le economie che eransi potute salvare nella soppressione. Di fronte pertanto a tali prospettive non v’ha chi non comprenda qual coraggio ci volesse per accettare il superiorato di Montecitorio ed accingersi all'opera. Ed all’opera s’accinse il Sig. Valentini. Tre dunque i problemi da risolvere: 1° Ricomporre la regolarità con dolcezza e riallacciare, di conseguenza., le relazioni con l'ambiente esterno; 2° Avere vocazioni nuove; 3° Sistemare le finanze della Casa. Per la soluzione di questi problemi egli non aveva compieta preparazione, non avendo mai avuta ingerenza alcuna nella direzione, ed essendo pressoché estraneo agli stessi uffici di Comunità. Di più: i tre suddetti problemi, non erano da tavolino, e neanche da genuflessorio, se pure non si vuol ricorrere al miracolo; e perciò non potevano risolversi da soli: e da solo che avrebbe egli fatto? Genio l’aveva, ma il genio senza esperienza è fulmine che desola. Anche da Superiore ben presto si vide solo, e dovette chiamare soggetti da altre Case. Fu lui che volle a Visitatore il Sig. Gaggia sant’uomo, ma malandato in salute non sopravvisse che poco più di due anni. Fu lui a volerne a successore il Sig. Bernardi Carlo, da cui non poteva ripromettersi valido aiuto. La morte poi avevagli tolto d’intorno dei vecchi dai quali avrebbe potuto essere coadiuvato, non fosse altro col consiglio, e la cui sostituzione non fu guari felice perchè o non se ne comprendessero le vedute, o si giudicasse l'opera del Sig. Valentini non per edificazione, bensì per distruzione, certo è che gli si formò corrente contraria. Comunque, egli è certo che per i rapporti coll’ambiente esterno, cioè col Clero, la casa di Montecitorio guadagnò assai..

Per il secondo problema e per i tentativi di soluzione, il Sig. Valentini è maggiormente degno di ricordo. Egli vide che ormai il Noviziato  andava estinguendosi. Che la campagna desse giovani già formati per l'ammissione al Seminario Interno era semplicemente follia sperarlo: che i Signori dessero i loro figli apparteneti a Collegi neppure era possibile: che entrassero de' chierici o de' Sacerdoti, non era d'aspettarselo. Che fare dunque? Chiudere le porte? no: dunque schiuderle ai giovinetti del popolo. Per questo nel 1880 apriva col nome di Postulandato il semenzaio delle vocazioni e si ricevettero in Montecitorio i primi fanciulletti. E questo Postulandato nella Provincia nostra non fu quasi mai - se non a brevi scadenze – interrotto fino ai nostri giorni; subì però delle crisi per tre ragioni: l° perché relativamente al numero dei candidati, scarse erano le vocazioni giunte a maturità; 2° perchè troppo dispendioso; 3° per il luogo dove venne stabilito. Nel 1887 sembrò che il Visitatore Sig. Bernardi, lo volesse sopprimere, ma l'anno appresso veniva riaperto dal suo successore Sig. Angelo Martorelli. Avendo questi - nel 1896 - accettata dal Sig. Valentini una parte della Scuola Apostolica per il Clero secolare. ed avendo posto a reggerlo il Sig. Biondelli, il Postulandato fu annesso alla Scuola Apostolica. Nel 1899 e per ragioni esterne impellenti e per volontà dei Superiori, essendosi restituita la direzione della Scuola Apostolica al Sig. Valentini, i Postulanti furon ritirati. Quei che perseverarono nella vocazione furono ammessi al Noviziato, gli altri licenziati. Allora solo si ebbe una interruzione, la quale cessò nel 1902 e poi la Scuola Apostolica crebbe e tuttora vive e,d è fiorente.

Per il terzo problema, quello delle finanze, egli dovette affidarsi  alla Divina Provvidenza, e di tale fiducia ne ebbe moltissima, imitando in ciò e S. Vincenzo e il B. Cottolengo, di cui era grande ammiratore.

Se così non fosse stato si dovrebbe dire che male si sarebbe apposto, poiché il sul carattere intraprendente ed ardente, ed il suo cuore che non conosceva limiti nel dare, l’avrebbe spinto a frequenti naufragi.

Ma egli non doveva a lungo rimanere alla direzione della Casa di Montecitorio: infatti cessò di esserne Superiore nel 1885, e venne sostituito dal Sig. Federico Marchesi, pur continuando il Sig. Valentini ad essere Procuratore Generale presso la S. Sede ufficio da lui assunto alla morte del Sig. Giov..nni Battista Borgogno, avvenuta nel Gennaio 1884. In tale ufficio -nel quale ebbe la suprema consolazione di condurre a buon porto la causa del Perboyre, dichiarato Beato da Leone XIII il 16 Novembre 1889 e alla cui glorificazione erano presenti Giacomo, fratello al glorioso martire; come pure una sorella Figlia della Carità - il Valentini rimase sino al 1888, dopo di che si portò egli stesso a dirigere la « Scuola Apostolica » da lui fondata sino dal 1886 a ridosso del Pincio in Vicolo Aliberti, e alla quale erano stati da lui preposti due Confratelli. « Egli - che per tanti anni con intelletto di amore, aveva formato sè stesso al nobile arringo dell' Apostolato - ora si assumeva, per disposizione della Provvidenza, l'incarico di educatore di Apostoli. E per verità non gli facevano difetto le principali doti che si richieggono per sì delineato , ministero. Mente eletta e cuor generoso si allacciavano in lui ad una fortezza di carattere, che gli faceva parer leggiero ogni sacrifizio. Semplice di maniere e di abitudini, come il suo Padre S. Vicenzo, gioviale nel tratto, come il santo del suo nome - il grande Apostolo di Roma, Filippo Neri - dall'uno e - dall'altro ritraeva un raggio di quella bontà, che fu ad essi sì potente mezzo per trarre anime a Dio.

Poiché l'opera del Sig. Valentini spandevasi, nel 1896 ideò fare una seconda sezione, in Patrica dapprima, ove ebbe breve dimora, chè l‘anno appresso si passò a Ceccano e dopo la morte del Sig. Bindelli che ne era alla direzione, per la seconda volta la Sezione Scuola Apostolica trasferiva si in Patrica, e cessava poi del tutto.

Ad una nuova impresa consacrò il Sig. Valentini la sua attività: quella di raccogliere in un Pensionato gli innumerevoli giovani Preti dimoranti in Roma per ragione di studi, e sparsi per le varie case della Città in mezzo quindi ad innumerevoli pericoli. La nuova casa veniva aperta a Bocca di Leone con l’anno scolastico 1899. Lusingati dalla retta assai tenue vi annuirono giovani preti di ogni nazionalità, sicché nelle tre Scuole Apostoliche trovavarisi raccolti 240 giovani.

L'ultimo giorno del mese di Maggio di detto anno il cuore del Sig. Valentini ebbe un forte sussulto di gioia, allorché la Contessa Giulia Cerasi metteva a sua  disposizione mezzo milione per costruire in Roma un grandioso edificio e farne una Scuola Apostolica modello.

Il giorno di S. Carlo di quell’anno stesso, ne venne apposta solennemente la prima pietra, che per dolorose vicende passò ben presto in altre mani, assumendo il nome di Collegio Leoniano a ricordare il Papa Leone XIII che, venuto in soccorso a far procedere la fabbrica volle pur anche che da lui prendesse il nome.

E qui stralciamo quanto fu detto nella solenne circostanza che al Valentini - e fu i116 Novembre 1911 -venne eretto in quel Collegio un piccolo monumento in marmo, ora sullo scalone principale. « Abbandono, persecuzioni, accuse, rimproveri, tutto provò la sua anima affannata, ma i più forti dolori sapeva chiuderli in fondo al cuore, senza disanimarsi, senza arrestarsi mai. E quando un triste giorno gli fu dato comprendere che ormai la sua persona era di troppo in un’opera passata ad altre mani, ei si trasse in disparte e nel silenzio nella preghiera cercò dimenticare tutto quanto gli era accaduto ».

Esiliato quindi da Roma, l'attività sua la spiegò in un altro campo, nella direzione spirituale delle Figlie della Carità alla Casa Centrale di Siena, direzione saggia, soave e prudente, che in mezzo ai dolori e disinganni gli procurò gioie serene. Gli ultimi anni, che furono per lui un fecondo apostolato di bene, furono altresì allietati dalla soave bontà che per lui ebbe il suo Superiore il Sig. Giovanni Pozzi, che il 2 Luglio 1910 ne raccolse l'estremo respiro.

Era ben doveroso quindi che alla morte sua sorgessero gli innumerevoli suoi Alunni a protestargli affetto indefettibile, e a perennarne la memoria il che fecero erigendogli il monumento a cui s’è accennato dianzi.

I suoi ammiratori, in quel giorno, nella parola dell’oratore ufficiale, il Can. D. Umberto Leonardi Prevosto della Collegiata di Macerata, vollero rispecchiati i loro sentimenti. Ed i sentimenti furono: « Noi volemmo affidati ai marmo l’effige ed il nome di quest’uomo, perché egli seppe mettersi con arditezza e con coraggio per la via sovrana, onde acquista il più bel pregio la vita, la via dell'apostolato, e v’impresse un’orma sicura e profonda. E lo volemmo qui, perchè se altri non parla più dell’opera sua, egli parlasse ancora agli altri: parlasse coll’eloquenza di questo maestoso edificio, frutto del suo zelo e della sua costanza: parlasse colla bonarietà della sua immagine tutta spirante umiltà, dolcezza, amore; parlasse col ricordo delle sue virtù, e, se volete, anche delle sue debolezze, spronando educatori ed educandi a spingersi - con maggiore accortezza, se non con maggior fervore -  più innanzi verso la gloriosa meta prescelta. Quelle erme solitarie, che si drizzavano anticamente di tratto in tratto a fianco delle grandi strade romane, segnavano non il punto estremo di arrivo, ma il progredire del viandante verso di esso. Così le figure degli uomini che furono per molti lati eccellenti se non perfetti, sono poste da Dio lungo il cammino della vita a confortare e spronare i nostri passi. Il  P. Filippo Valentini fu una di queste ».

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