P. Lorenzi Fernando
Ci ha lasciato l'esempio del servizio umile e generoso nello spirito della carità fraterna.
"Dobbiamo essere tutti di Dio e al servizio del prossimo; dobbiamo darci a Dio per questo, consumarci per questo, dare la nostra vita per questo">(S. Vincenzo de' Paoli)
Durante una missione predicata a Segni dai nostri confratelli nel 1934, il P. Leandro Ravioli notò un ragazzetto quieto e riservato, di sentita pietà. Gli propose la vocazione vincenziana: il ragazzo accetto e dopo alcuni giorni i genitori lo presentarono alla scuola apostolica del Collegio Leoniano di Roma. La pronta risposta di Fernando e dei suoi genitori si spiega con le sue radici familiari.
La sua famiglia era nota e ammirata nel paese, oltre che per l’esemplare condotta cristiana, per due motivi particolari;il nonno, semplice ciabattino, era il direttore del coro della cattedrale, apprezzato per il notevole livello d’esecuzione ( chi scrive ricorda con piacere e riconoscenza d’averne fatto parte da bambino), impegno e gusto musicali trasmessi ai numerosi figli e ai nipoti sacerdoti; e, cose assai più notevole, in un secolo ha dato alla chiesa ben sei sacerdoti.
Il Lorenzi, o Lorenzino come veniva chiamato amabilmente dai suoi compagni, si fece notare subito per la sua timidezza e mitezza, ma soprattutto per l’esemplarità nei vari impegni, caratteristica conservata fino alla fine della vita, al di là delle difficoltà derivategli dalla grave cifosi, che un tempestivo intervento corretto avrebbe potuto arrestare e che invece degenerò con gli anni incidendo sulla sua salute generale.
La timidezza e la riservatezza, non permettendogli un preciso impegno pastorale e nella predicazione, lo hanno riservato al servizio delle persone e agli ambienti da lui frequentati. Ha svolto il suo ministero particolarmente nelle confessioni ai sacerdoti, suore e laici; da tutti fu richiesto e apprezzato. Per tutta la sua vita sacerdotale fu l’Assistente per antonomasia: per breve tempo a Firenze, un decennio a Siena, gli ultimi 45 anni al Collegio Leoniano. Esemplare la sua disponibilità al servizio delle persone adempiuto con prontezza, delicatezza, cordialità, unito a semplicità e signorilità vincenziane. Questo particolarmente al Leoniano, dove la complessa e delicata convivenza di più comunità richiedeva un valido e indispensabile supporto alle mansioni del Superiore; ufficio che lui assolveva con umiltà, discrezione e spirito di servizio.
Volevi essere ospitato al Leoniano? Contattavi Lorenzi….. Volevi notizie utili alla tua permanenza? Ricorrevi a Lorenzi. Ti mancava qualcosa? Andavi da Lorenzi. E Lorenzi ti accontentava con quella mitezza, quel garbo, quella accoglienza non sempre frequenti nel nostro ambiente. Credo di poter dire che il nostro Lorenzi è il confratello italiano più conosciuto nel mondo attraverso l’ospitalità, praticata con le caratteristiche ricordate, ai numerosissimi confratelli venuti a Roma per studi e altri motivi, a cui si devono aggiungere le varie centinaia di convittori e di altre persone ospitate a vario titolo.
Aggiungo queste altre note, minori ma anch’esse memorabili e che in qualche modo completano la persona. Negli anni giovanili e della maturità si è distinto nell’accompagnamento del canto liturgico con l’armonium e l’organo, nel gusto della liturgia praticata e fatta praticare con dignità, nell’acribia nella correzione delle bozze delle nostre pubblicazioni. Va ancora a sua lode la sua riservatezza come segretario e valido aiuto al Visitatore nei 45 anni di vita al Leoniano: nessuno ha mai saputo da lui la minima notizia di quanto si era discusso e deciso nei vari consigli: “secretarius a secretis”, perché sa tenere il segreto! Fu aiuto prezioso a scrivere a macchina (quando non c’era la comodità del computer) i documenti che trasmetteva poi, con l’ordine dei superiori, ai confratelli della Provincia.
Si è tutti d’accordo nel riconoscere che il nostro Lorenzi ha lasciato un vuoto difficilmente colmabile nel Collegio Leoniano. Ora si comprende meglio il suo prezioso servizio reso alla comunità durante 56 anni: tutti gli anni del suo sacerdozio. E che cosa ha voluto significare la marea di sacerdoti, suore e laici alle sue esequie, se non ammirazione e riconoscenza?
Don Gaetano Calenne, cm